Non credo che queste poche righe possano rendere degna lode e gratitudine a voi e a ciò che fate, ma come si suol dire: “tentar non nuoce”.
La grande importanza non è in ciò che, grazie a voi e alla vostra volontaria disponibilità, ho ricevuto, ma il vero valore è nel fatto che lo abbia ricevuto. In quel gesto si è dissolto ogni dubbio, si è smentita in un istante la mia coscienza empirica della società, nella quale riposi ogni speranza, che purtroppo nel tempo, fiammella dopo fiammella, fu sopita fino a spegnerla del tutto. Siete stati gli artefici di una vera resurrezione, casualmente coincisa con la Pasqua, della rinascita della mia fiducia negli altri e nelle loro azioni non dettate dalla regola del profitto egoista. Avete riacceso quella fiammella in un pesante buio. Avete teso la mano a chi aveva bisogno di sostegno; avete dato da bere a chi era assetato e a chi, come me, era assetato di gentilezza e lettura; avete tolto i chiodi da quella croce di solitudine, inerzia e inutilità, che affligge chi, non per scelta, ma per necessità si ritrova ad essere inghiottito da un letto d’ospedale, e spesso lontano dagli affetti e dalla propria casa. Grazie dal profondo di un sentimento sincero. Grazie a voi e a tutti coloro i quali ho incontrato all’ospedale Sant’Orsola durante questa esperienza, da me temuta con terrore, ma rivelatasi, soltanto grazie a tutti voi, una nuova e inaspettata occasione donata dalla vita.
Dalle parole di un amico: “il futuro è la visione, il presente le tue responsabilità, il passato una certezza che non può essere smentita né cambiata”.
Purtroppo o per fortuna ci incontreremo ancora. Grazie, anche a nome di chi non ne ha colto l’essenza.
Walter